11 Poemas y aforismos de Alda Merini

Sono nata il ventuno a primavera

Sono nata il ventuno a primavera
ma non sapevo che nascere folle,
aprire le zolle
potesse scatenar tempesta.
Così Proserpina lieve
vede piovere sulle erbe,
sui grossi frumenti gentili
e piange sempre la sera.
Forse è la sua preghiera.

(da “Vuoto d’amore”)

Nací el veintiuno de primavera

Nací un día veintiuno en primavera
pero no sabía que nacer loco,
abrir los terrones
podía desatar una tormenta.
Así Proserpina suave
ve llover sobre la hierba,
sobre los grandes y tiernos trigos
y siempre llora por la noche.
Quizás sea su oración.

(de “Vuoto d’amore”)

Alda Merini

Amai teneramente dei dolcissimi amanti

senza che essi sapessero mai nulla.

E su questi intessei tele di ragno

e fui preda della mia stessa materia.

In me l’anima c’era della meretrice

della santa della sanguinaria e dell’ipocrita.

Molti diedero al mio modo di vivere un nome

e fui soltanto una isterica.

(da “La gazza ladra”)

Alda Merini

Amé tiernamente a los amantes más dulces.

sin que ellos nunca sepan nada.

Y sobre estas tejes telas de araña

y yo era presa de mi propio asunto.

En mi alma habia una prostituta

del santo del sanguinario y del hipócrita.

Muchos le dieron un nombre a mi forma de vida.

y yo estaba simplemente histérica.

(de “La urraca ladrona”)

Il gobbo

Dalla solita sponda del mattino
io mi guadagno palmo a palmo il giorno:
il giorno dalle acque così grigie,
dall’espressione assente.
Il giorno io lo guadagno con fatica
tra le due sponde che non si risolvono,
insoluta io stessa per la vita
… e nessuno m’aiuta.
Mi viene a volte un gobbo sfaccendato,
un simbolo presago d’allegrezza
che ha il dono di una stana profezia.
E perché vada incontro alla promessa
lui mi traghetta sulle proprie spalle.

(22 dicembre 1948 – da”Poetesse del Novecento” 1951)

el jorobado

Desde la orilla habitual de la mañana
gano palmo a palmo el día:
el día de aguas tan grises,
con expresión ausente.
Me gano el día con dificultades
entre los dos bandos que no se pueden resolver,
yo misma soy insolvente de la vida
… y nadie me ayuda.
A veces me aparece un jorobado ocioso,
un premonitorio símbolo de alegría
que tiene el don de una extraña profecía.
Y para que pueda cumplir la promesa
me lleva sobre sus hombros.

(22 de diciembre de 1948 – de “Poetisas del siglo XX” 1951)

Genesi                   

   a Pietro De Pascale

Vorrei un figlio da te che sia una spada
lucente, come un grido di alta grazia,
che sia pietra, che sia novello Adamo,
lievito del mio sangue e che risolva
più quietamente questa nostra sete.
Ah, se t’amo, lo grido ad ogni vento
gemmando fiori da ogni stanco ramo,
e fiorita son tutta e d’ogni velo
vò scerpando il mio lutto
perché genesi sei della mia carne.
Ma il mio cuore, trafitto dall’amore
ha desiderio di mondarsi vivo.
E perciò dàmmi un figlio delicato,
un bellissimo, vergine viticcio
da allacciare al mio tronco, e tu, possente
olmo, tu padre ricco d’ogni forza pura
mieterai liete ombre alle mie luci.

(da “Tu sei Pietro” 1961)

Génesis

Quisiera de ti un hijo que sea una espada
resplandeciente, como grito de altísima gracia,
que sea piedra, que sea nuevo Adán,
levadura de mi sangre y que calme
más tranquilamente esta sed nuestra.
Ah, si te amo, lo lloro a cada viento,
brotando flores de cada rama cansada
y estoy todo en flor y
quiero derramar mi luto de cada velo
porque tú eres la génesis de mi carne.
Pero mi corazón, traspasado por el amor,
desea ser limpiado vivo.
Y por eso dame un hijo delicado,
un zarcillo hermoso y virgen
para atar a mi tronco, y tú,
olmo poderoso, padre rico en toda fuerza pura,
cosecharás sombras felices de mis luces.

Lirica antica

Caro, dammi parole di fiducia
per te, mio uomo, l’unico che amassi
in lunghi anni di stupido terrore,
fa che le mani m’escano dal buio
incantesimo amaro che non frutta…
Sono gioielli, vedi, le mie mani,
sono un linguaggio per l’amore vivo
ma una fosca catena le ha ben chiuse
ben legate ad un ceppo. Amore mio
ho sognato di te come si sogna
della rosa e del vento,
sei purissimo, vivo, un equilibrio
astrale, ma io sono nella notte
e non posso ospitarti. Io vorrei
che tu gustassi i pascoli che in dono
ho sortiti da Dio, ma la paura
mi trattiene nemica; oso parole,
solamente parole e se tu ascolti
fiducioso il mio canto, veramente
so che ti esalterai delle mie pene.

(da “Tu sei Pietro” 1961)

Anche l’oggi sarà dentro la storia

Anche oggi sarà dentro la storia
della mia vita. Ma non era l’oggi
che io volevo quand’ero bambina
oggi è un oggi diverso, senza grida
afono e grigio come una fontana
oggi è l’oggi di ieri manifesto
solo nel mio respiro prigioniero:
o larghe nubi come fonderei
volentieri il mio passo
dentro quel cielo che racchiude tutta
tutta l’avversità del mio destino.

(da “ Destinati a morire” 1980)

La Terra Santa

Ho conosciuto Gerico,
ho avuto anch’io la mia Palestina,
le mura del manicomio
erano le mura di Gerico
e una pozza di acqua infettata
ci ha battezzati tutti.
Lì dentro eravamo ebrei
e i Farisei erano in alto
e c’era anche il Messia
confuso tra la folla:
un pazzo che urlava al Cielo
tutto il suo amore in Dio.

Noi tutti, branco di asceti
eravamo come gli uccelli
e ogni tanto una rete
oscura ci imprigionava 
ma andavamo verso le messe,
le messe di nostro Signore
e Cristo il Salvatore.

Fummo lavati e sepolti,
odoravamo di incenso.
E dopo, quando amavamo,
ci facevano gli elettrochoc
perché, dicevano, un pazzo
non può amare nessuno.

Ma un giorno da dentro l’avello
anch’io mi sono ridestata
e anch’io come Gesù
ho avuto la mia resurrezione,
ma non sono salita nei cieli
sono discesa all’inferno
da dove riguardo stupita
le mura di Gerico antica.

(da “La Terra Santa” 1984)

La tierra santa

Conocí Jericó,
yo también tuve mi Palestina,
los muros del asilo
eran los muros de Jericó
y un charco de agua infecta
nos bautizó a todos.
Allí dentro éramos judíos
y los fariseos estaban en lo alto
y también estaba el Mesías
confundido entre la multitud:
un loco que gritaba
todo su amor por Dios al Cielo.

Todos nosotros, una manada de ascetas,
éramos como pájaros
y de vez en cuando una red oscura
nos aprisionaba 
pero íbamos hacia las masas,
las masas de nuestro Señor
y de Cristo Salvador.

Nos lavaron y enterraron,
olíamos a incienso.
Y después, cuando amábamos,
nos daban descargas eléctricas
porque, decían, un loco
no puede amar a nadie.

Pero un día desde dentro de la tumba
yo también desperté
y como Jesús también
tuve mi resurrección,
pero no subí al cielo,
bajé al infierno
desde donde miro con asombro
los muros de la antigua Jericó.

(de “Tierra Santa” 1984)

eri ho sofferto il dolore

Ieri ho sofferto il dolore,
non sapevo che avesse una faccia sanguigna,
le labbra di metallo dure,
una mancanza netta d’orizzonti.
Il dolore è senza domani,
è un muso di cavallo che blocca
i garretti possenti,
ma ieri sono caduta in basso,
le mie labbra si sono chiuse
e lo spavento è entrato nel mio petto
con un sibilo fondo
e le fontane hanno cessato di fiorire,
la loro tenera acqua
era soltanto un mare di dolore
in cui naufragavo dormendo,
ma anche allora avevo paura
degli angeli eterni.
Ma se sono così dolci e costanti,
perchè l’immobilità mi fa terrore?

(da “La terra santa”)

Bambino

Bambino, se trovi l’aquilone della tua fantasia
legalo con l’intelligenza del cuore.
Vedrai sorgere giardini incantati
e tua madre diventerà una pianta
che ti coprirà con le sue foglie.
Fa delle tue mani due bianche colombe
che portino la pace ovunque
e l’ordine delle cose.
Ma prima di imparare a scrivere
guardati nell’acqua del sentimento.

(de “Vuoto d’amore” Einaudi 1991)

Non avessi sperato in te

Non avessi sperato in te
e nel fatto che non sei un poeta
di solo amore
tu che continui a dirmi
che verrai domani
e non capisci che per me
il domani è già passato.

(da “Superba è la notte” ed. Einaudi 2000)

I sandali

Hai dimenticato i sandali amore
i tuoi sandali di desiderio,
li ha trovati sotto il mio letto
il mio portiere
scopando notte tempo di notte
ha trovato i tuoi sandali;
vieni a prendere i tuoi sandali amore
i sandali di legno di sandalo
i sandali di legno biblico
buttali in testa al Signore
che ci ha diviso il cuore.

(da “Folle, folle, folle di amore per te” – Salani Editore 2002)

Canto di risposta

L’essere stata in certi tristi luoghi

coltivare fantasmi,

come tu dici, attento amico mio,

non dà diritto a credere che dentro

dentro di me continui la follia.

Son rimasta poeta anche all’inferno

solo che io cercavo di Euridice

la casta ombra e non ho piú parole…

Ecco, Franco, la tenera risposta

al tuo dilemma: io sono poeta

e poeta rimasi tra le sbarre;

solo che fuori, senza casa e persa

ho continuato mio malgrado il canto

della tristezza, e dentro ad ogni fiore

della mia voce é ancora la speranza

che nulla sia accaduto a devastare

il mio solco di luce ed abbia perso

la vera chiave che mi chiude al vero.

Canto de respuesta

Haber estado en ciertos lugares tristes,

cultivar fantasmas,

como dices tú, atento amigo mío,

no da derecho a creer que dentro

dentro de mí continúe la locura.

He seguido siendo poeta hasta en el infierno

sólo que yo buscaba de Eurídice

la casta sombra y no tengo más palabras…

Ésta, Franco, la tierna respuesta

a tu dilema: yo soy poeta

y poeta seguí siendo tras los barrotes;

sólo que afuera, sin casa y perdida

he continuado a mi pesar el canto

de la tristeza, y dentro de cada flor

de mi voz existe aún la esperanza

de que nada haya sucedido que devaste

mi surco de luz y haya perdido

la verdadera llave que me cierra a la verdad.

Aforismos

Dos aforismos de Alda Merini con obra de Gretel Fehr

La casa della Poesia

non avrà mai porte.

***

La casa de la poesía

no tendrá nunca puertas.

Si va in manicomio

per imparare a morire.

***

Se va al manicomio

para aprender a morir.

ono una piccola

ape furibonda.

***

Soy una pequeña

abeja furiosa.

Chi è prigioniero

diventa potenzialmente

libero.

***

Quien es prisionero

se convierte en potencialmente

libre.

Un ángel enfermo

El poeta necesita personas que no irrumpan en su corazón, sino que se modelen a su medida, que lo sigan en sus trayectorias, en sus estados de confusión, en sus polémicas. Creo que en el fondo es bastante estresante tener una conversación conmigo, pero también a mí me resulta estresante, porque soy muy tímida. Uno no hace arte para que lo llamen poeta, sino simplemente porque ama el arte. Porque el arte es una segunda madre, porque cuesta mucho. Se paga con el ayuno, con caminatas inconcebibles, con calumnias. Todo esto amasa el pan de la crítica, pero también es la causa del hambre de los poetas.

Ni siquiera soy capaz de leer lo que escribo. Todos mis poemas los recito de memoria a medida que los escribo, los registro en la mente. No tengo papeles; los pocos que tengo, los regalo. Michele Pierri solía decirme: “A ti la poesía no te importa nada”.

No, la poesía o me importa demasiado: la poesía es una de las muchas manifestaciones de la vida. Es una forma de hablar y puede ser mala, buena, violenta o inútil. Es una forma de hacer teatro, una forma de disfrazarse. La poesía puede ser una máscara griega, un carnaval. Puede ser una dignidad que no se tiene, una dignidad que se sufre. Son tantas las definiciones de la poesía. Digamos que la literatura también puede ser una forma de sentir que se está loco. Pero la locura natural no debe confundirse con la locura del arte, ni con la locura de la santidad. La bella, gozosa locura de san Francisco, que renuncia a todo y se marcha, es como la locura del vagabundo, de ese vagabundo filósofo que se niega a pagar el alquiler y que duerme en la calle, precisamente porque no reconoce una paternidad humana, una paternidad social, sino únicamente una gran paternidad divina, cósmica. Y confiarse a la providencia es una forma de hacer poesía. Uno sale y se confía al azar, sale y va hasta el borde del pantano, sale y toca la bóveda celeste. Se gana un coscorrón, vuelve aturdido, vuelve más tonto, pero lo ha intentado: ha intentado escapar, salir, sobre todo ha intentado salir de sí mismo. Ha buscado una forma de llegar al cielo, pero ¿qué tipo de cielo? Se piensa en un paraíso dogmático, se piensa en un paraíso de dulzura, pero en cualquier caso se piensa en un paraíso. El hombre siempre ha sentido esta gran nostalgia del paraíso, del sosiego eterno. En recuerdo de una patria celeste que no es la evangelización común, ni la llamada al paraíso comunista donde todo nos será dado. No, es un paraíso de dicha, de contemplación. Nadie ha dicho que no se pueda alcanzar también en la tierra: a través de la filosofía, una fe de los sentidos, de la palabra, de las arengas también de sabor divino, puede llegarse a una especie de delirio casi oscurantista. Porque el hombre no puede comprender los mensajes de Dios, apenas los percibe. A veces siente la llamada porque, como decía un neurólogo, si los profetas son los hijos de Dios, los poetas son los nietos de Dios.

Y entonces el poeta debe hablar, debe tomar esta materia incandescente que es la vida cotidiana y convertirla en un maná de oro. Y debe registrar esta confusión de ideas que a los ojos de los hombres puede convertirse en un fetiche. Pero aquello que constituye la comunicación con Dios debe convertirse en lenguaje directo. No sé si vale la pena hablar tanto de poesía. En cambio, creo que vale la pena hablar mucho de la vida y del sistema de la vida, un poco más esplendoroso, menos condicionado, del que la poesía podría ser parte. Porque los pocos que leen poesía son los llamados elegidos, los aficionados a esa forma determinada de decir, de hacer de vivir. Y son los solitarios por excelencia. Ahora la poesía debería ser un fenómeno un poco más extracoyuntural, digamos, un fenómeno colectivo. Por el amor de Dios, no todo el mundo quiere, al volver al trabajo, leer a los poetas, ¡que Dios nos proteja! Pero la poesía educa el corazón, la poesía da la vida, tal vez pueda colmar algunas carencias incómodas, a veces incluso el hambre, la sed, el sueño. Tal vez también la herida de un gran amor, un amor que ha terminado o un amor que podría nacer.

Fragmento de:  La loca de la puerta de al lado, Traducción de Raquel Vicedo

Alda Giuseppina Angela Merini (Milán, Italia, 21 de marzo de 1931-Milán, 1 de noviembre de 2009). Poeta, aforista. Considerada una de las grandes poetas italianas del siglo XX.

Nació en el seno de una familia humilde , su madre Emilia Painelli, era ama de casa y el padre Nemo Merini era dependiente en una compañía de seguros, Assicurazioni Generali Venezia. Fue la menor de tres hermanos (una hermana y un hermano que aparecen en los poemas de Merini). A los 12 años vivió la destrucción de su casa bajo los bombardeos. La familia salió huyendo y se instalaron en casa de una tía en Vercelli. Tras terminar la guerra regresaron a Milán.

Alda estudió en el Instituto Laura Solera Mantegazza y no consiguió matricularse en el Liceo Manzoni al no superar el examen de italiano. Durante este tiempo estudió piano, instrumento que apreciaba especialmente. Impulsada por Giacinto Spagnoletti, su verdadero descubridor, Alda comenzó a publicar a la edad de quince años. Spagnoletti será el primero en publicar una de sus obras, en 1950: sus poemas “Il gobbo” y “Luce” aparecen en la “Antología de la poesía italiana 1909-1949”.

En 1947, se encuentra con lo que ella definiría como“las primeras sombras de su mente” y es internada en el Hospital Psiquiátrico San Raffaele Turro de Milán durante un mes. Tas su salida es Giorgio Manganelli junto a dos compañeros más, quienes llevan a Merini a terapia con dos psicoanalistas, Fornari y Cesare Musatti.

En 1951, por sugerencia de Eugenio Montale , el editor Scheiwiller imprimió dos poemas inéditos de Alda Merini en ” Poetesse del Novecento“. Debido tanto a trabajo como amistad, visita, entre 1950 y 1953, al poeta Salvatore Quasimodo.

En 1953 se casa con Ettore Carniti, con quien abre una panadería en via Lipari, en Milán.

    Su primer volumen de poemas propio, La presenza di Orfeo fue publicado en 1953, y en 1955 publicó Nozze Romane Paura di Dio. Ese año también nace su primera hija, Emanuela, y le dedicó un poema al pediatra de su hija.

Tras la publicación de Tu sei Pietro comenzó un periodo de silencio y aislamiento, estuvo internada en el “Paolo Pini” hasta 1972, período durante el cual no dejó de regresar con su familia y durante el cual nacieron tres hijas más (Bárbara, Flavia y Simoneta).

Cabe señalar que Merini, tras su primera internación, tuvo diversos diagnósticos: estrés traumático posparto, espectro bipolar, depresión… (para reflexionar). En palabras de la propia Alda se lee :

Tras alternar períodos de salud y enfermedad, que se prolongaron hasta 1979, Merini volvió a escribir; lo hace con letras intensas y dramáticas que cuentan sus impactantes experiencias en el hospital psiquiátrico. Los textos están recogidos en “La Terra Santa”, publicada por Vanni Scheiwiller en 1984 considerada como su obra maestra.

En 1981 falleció su marido, Ettore, y Alda se quedó sola. La lamentable situación económica en la que se encuentra la lleva a alquilar una habitación a un amigo pintor. Poco después, comienza una relación telefónica con el poeta y médico Michele Pierri, quien, en ese difícil período de su regreso al mundo literario, había mostrado numerosos aprecio por sus obras. A pesar de la diferencia de edad ( Pieri 85 y Alda 53 ), se casaron en 1983 y Alda se traslada a Tarento, donde vivió durante tres años. Es en este periodo en el que escribe veinte poemas-relatos de La gazza ladra, además de escribir numerosos versos para Pierri. En Tarento también completó ” L’altra veritá” (La otra verdad. Diario de otro”), su primer libro en prosa. Este período de aparente tranquilidad, sin embargo, no dura mucho: el empeoramiento del estado de salud de Pierri es tomado como pretexto por los hijos del poeta-médico, que siempre habían estado en contra de su matrimonio, para alejar a Alda. Esto la lleva a entrar en un profundo estado depresivo que la llevará a vivir una vez más las torturas y horrores del hospital psiquiátrico, esta vez en Tarento.

Fue en 1986 cuando regresó a Milán y recibió la asistencia de la doctora Marcella Rizzo, a la que posteriormente le dedicó más de una poesía. También vuelve a reunirse con viejos amigos, y entre ellos la de Vanna Scheiwiller, con la que publica  L’altra veritá, al que siguieron otros dos. A partir de entonces, Merini comienza otra etapa de gran estabilidad psicológica y también de gran fecundidad literaria.

Y en invierno de 1989 comienza a asistir con frecuencia al café-librería Chimera situado cerca de su casa en Milán y ofrece sus escritos mecanografiados a todos sus amigos. El encuentro casual con el periodista Ambrogio Borsani en el “Bar Chimera”, cambiaría el destino literario y humano de Alda Merini. Como relata el mismo Ambrogio Borsani:

La publicación de Delirio amoroso marca el comienzo del ascenso de Alda Merini. Desde ahora en adelante, la escritora no para de escribir, publicar y conquistar un público cada vez más grande junto a la constante aprobación de la crítica literaria.

Publica dos novelas más entre 1989 y 1990 y en años sucesivos sus publicaciones consolidan su vuelta a la literatura, publicando un número importante de obras de forma continuada.

En 1993 ganó, en la categoría de poeta, el Premio Librex-Guggenheim “Eugenio Morales”, un premio que la consagra entre los grandes escritores contemporáneos italianos.

El Premio Vareggio en 1996 por su obra La vita facile, una obra escrita en prosa que tenía forma de diccionario, ya que definía objetos personales y sus propias vivencias.

En 1997 gana el Premio Procida-Elsa Morante y ese mismo año Italia promovió su candidatura para el Premio Nobel, que fue principalmente impulsada por el dramaturgo Dario Fo, aunque finalmente la candidatura no prosperó. Este  mismo año también publica su antología poética, La volpe e il sipario.

Sus poemas durante esta época son cercanos al aforismo, y que además llegará a su culminación con la escritura de tres de sus libros, Il Catalogo Generale delle Edizioni Pulcinoelefante, Aforismi e magie Lettera ai figli.

    En el año 2000 se publica un conjunto de poemas que Alda había escrito entre 1996 y 1999, llamado Superba è la notte, estos poemas habían sido enviados a Einaudi y a Ambrogio Borsani, y que al no poder ordenarlos de forma cronológica, figuran según estilismo. A partir de estos años, la obra de Alda comienza a acercarse más hacía una profundidad religiosa con un carácter místico.

En 2002, tras seguir publicando diversas obras, y este mismo año recibe la Orden al Mérito de la República Italiana. Sin embargo, debido a problemas de salud, Alda ingresa en el Hospital San Paolo de Milán en febrero de 2004, y debido a su precaria situación económica, sus amigos pidieron ayuda para la poeta por medio de una donación pública. Finalmente, Merini regresa a su casa de Porta Ticinese.

En 2004 se editó un disco que contenía once canciones cantadas por Milva extraídas de los poemas de Alda Merini.

En el año 2006 se acerca al género negro, con “La nera novella” (Rizzoli) y en 2007 escribe, junto al escritor Sabatino Scia una novela a cuatro manos llamada Alda i io: Favole, que gana el Premio Elsa Morante Ragazzi. En octubre de ese mismo año, fue nombrada Doctora Honoris Causa por la Universidad de Mesina.

    Alda Merini falleció en el Hospital San Paolo de Milán, por un tumor óseo, el 1 de noviembre de 2009, a la edad de 78 años. Esa noche, bajo el hospital, un pequeño grupo de artistas milaneses se reúnen para acompañarla simbólicamente en su último viaje. El 4 noviembre, en el Duomo de Milán, se le tributan funerales de Estado.

 La editorial española Tránsito, publicó La loca de la puerta de al lado, de Merini, con traducción de Raquel Vicedo. Se trata de una narración –aunque su autora la denomina un par de veces en el libro “novela”– publicada originalmente en 1995, y que se caracteriza por lo que Merini ha hecho en varios de sus libros que no son poemarios “estrictamente hablando”: es un volumen en el que se intercalan textos en prosa (poética) con poesías propiamente dichas, que suelen cumplir la función de pórtico o entrada a algún “capítulo” o sección de la obra, cuya voz cantante, protagonista, se desdobla al mismo tiempo en un yo femenino y otro masculino, en posiciones de enferma/doctor, y todo tipo de desdoblamientos –una verdadera polifurcación– y vuelos discursivos, con sus temas reiterados, como ritonerlos. Así ya lo había hecho en uno de sus libros más conocidos, que tiene traducción al castellano, La otra verdad, subtitulado Diario de una diversa, donde se puede leer una y otra vez distintos episodios que constituyen uno de los más desgarradores testimonios de la brutal experiencia en el manicomio –donde permaneció por diez años

Enlaces de interés :

En memoria de su persona y de su obra, sus hijas Enmanuela, Bárbara, Flavia y Simonetta han creado el sitio web www.aldamerini.it .

https://espacionarrativo.com/equipo/alda-merini-biografia

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